sabato 30 gennaio 2016

Pace é accoglienza



Il concorso e il progetto in genere punta a sviluppare e favorire nei giovani una riflessione sul significato della pace attraverso l'approfondimento delle idee di accoglienza, convivenza, condivisione, dialogo, solidarietà, pace nei luoghi di conflitto, promuovendo  il protagonismo delle scuole Marchigiane.
I bambini della classe 2^B hanno sviluppato il percorso, conclusosi con la realizzazione di disegni a tema.


giovedì 28 gennaio 2016

Manifestazione ...per non dimenticare




Alcuni momenti 
(foto Maestro Mario)











 GAM GAM



Di seguito anche alcuni filmati proiettati durante la manifestazione, realizzati e gentilmente forniti dal maestro Mario.

Intro



Viaggio nella memoria



Disegni dei bambini


mercoledì 27 gennaio 2016

27 gennaio GIORNO DELLA MEMORIA



Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario
Primo Levi

Come sottolinea Graziella Favaro su La Vita Scolastica
"Ricordare vuol dire prevenire le condizioni che possono portare alla discriminazione e alle sopraffazioni; vuol dire vigilare e prestare attenzione ai gesti e agli eventi, piccoli o grandi, che hanno il segno della disuguaglianza. Ricordare vuol dire anche scegliere, stare dalla parte del bene, agire e proteggere chi si trova a vivere una condizione di fragilità e di offesa.
Una favola di Gianni Rodari può servirci, con la leggerezza e la profondità che contraddistinguono l’autore, a mostrare ai bambini i rischi della memoria corta, del non ricordare e non voler vedere."

Il funerale della volpe di Gianni Rodari (da Libro degli errori)
Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. - Facciamole il funerale.
Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.
La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po' di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale.
Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo.
La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.


Qui di seguito invece alcune riflessioni in parole e immagini, per i  grandi.



martedì 12 gennaio 2016

A scuola di...gentilezza!


Continua il lavoro, proposto da formatori del CVM, per diventare esperti di gentilezza, qualità oggi più che mai  indispensabile per vivere al meglio questo mondo così complesso...

Ecco la storia  che ha dato il via a questo percorso.

“FEDERICO”
Lungo il prato, dove un tempo pascolavano le mucche, c’era un vecchio muro. Fra le pietre del muro, vicino al granaio, cinque allegri topi di campagna avevano costruito la loro casa.
Ma da quando i contadini avevano abbandonato la fattoria, il granaio era rimasto vuoto. L’inverno si avvicinava e i topolini dovettero pensare alle scorte. Giorno e notte si davano da fare a raccogliere grano e noci, fieno e bacche. Lavoravano tutti.
Tutti, tranne Federico.
- Federico, perché non lavori? – chiesero.
- Come, non lavoro, - rispose Federico un po’ offeso. – Sto raccogliendo i raggi del sole per i gelidi giorni d’inverno.
E quando videro Federico seduto su una grossa pietra, gli occhi fissi sul prato, domandarono: - E ora, Federico, che fai?
- Raccolgo i colori, - rispose Federico con semplicità. – L’inverno è grigio.
Un’altra volta ancora, Federico se ne stava accoccolato all’ombra di una pianta.
- Stai sognando, Federico? – gli chiesero in tono di rimprovero.
- Federico rispose : - Oh, no! Raccolgo parole. Le giornate d’inverno sono tante e lunghe. Rimarremo senza nulla da dirci.
Venne l’inverno e, quando cadde la prima neve, i topolini si rifugiarono nella tana fra le pietre.
Sulle prime si rimpinzarono allegramente, e si divertirono a raccontarsi storie di gatti sciocchi e volpi rimbambite.
Ma, a poco a poco, consumarono gran parte delle noci e delle bacche, il fieno finì e il grano era solo un lontano ricordo. Nella tana si gelava e nessuno aveva più voglia di chiacchierare.
Improvvisamente, ricordarono ciò che Federico aveva detto del sole, dei colori e delle parole. – E le tue provviste, Federico? – chiesero.
- Chiudete gli occhi, - disse Federico, mentre si arrampicava sopra un grosso sasso. – Ecco, ora vi mando i raggi del sole. Caldi, e vibranti come oro fuso…
E mentre Federico parlava, i quattro topolini cominciarono a sentirsi  più caldi. Era la voce di Federico? Era magia?
- E i colori, Federico? – chiesero ansiosamente.
- Chiudete ancora gli occhi, - disse Federico. E quando parlò del blu dei fiordalisi, dei papaveri rossi nel frumento giallo, delle foglioline verdi dell’edera, videro i colori come se avessero tante piccole tavolozze nella testa.
- E le parole, Federico?
Federico si schiarì la gola, aspettò un momento e poi, come da un palcoscenico, disse: 
Chi fa la neve, il prato, il ruscello?
Chi fa il tempo brutto oppure bello?
Chi dà colore alle rose e alle viole?
Chi accende la luna e il sole?
Quattro topini, azzurri di pelo,
che stan lassù a guardarci dal cielo.
Uno fa il sole e l’aria leggera
E si chiama topino di primavera.
Bouquets profumati…serenate,
ce li regala il topin dell’estate.
Il topino d’autunno fa scialli e ricami
Con foglie dorate strappate dai rami.
Il topino d’inverno, purtroppo si sa,
ci dà questa fame… e il freddo che fa.
Le stagioni son quattro. Ma a volte vorrei
Che fossero sette, o cinque, o sei.
Quando Federico ebbe finito, i topolini scoppiarono in un caloroso applauso.
Federico arrossì, abbassò gli occhi confuso, e timidamente rispose: - Non voglio applausi, non merito alloro. Ognuno, in fondo, fa il proprio lavoro.

 LEO LIONNI    “Le favole di Federico”

domenica 3 gennaio 2016

The week of code

Anche quest'anno scolastico la nostra scuola ha partecipato alla Settimana Mondiale del Codice, attività di promozione del coding, ovvero della programmazione informatica.



Ecco la 3^A all'opera






E qui la 2^B





Per saperne di più e per divertirsi un po' :