mercoledì 1 giugno 2016

Guadagnare salute...con le life skills Parte 2 FUMO


 LA STORIA

“ FUMO SU ARCOBALANDIA “
(autrici: Donatella Goldoni e Laura Graziani- Ferrara; “Infanzia a colori”, pag.103).
“C’era una volta un reame felice e pacifico che si chiamava Arcobalandia.
Il re, Cubico III, amava la sua sposa, Radiosa delle Terre Poetiche del
Nord, e la loro figliola, Ricerca, principessina del Paese degli Studi.
Cubico prediligeva giocare con le figure geometriche (cerchio, quadrato,
triangolo, piramide e, naturalmente, cubo.); le forme, per lui, avevano un
fascino tutto unico e particolare… non avrebbe potuto farne a meno.
La regina Radiosa, invece, amava tutte le espressioni artistiche, dalla
poesia alla pittura, dalla musica alla scultura.
Ricerca, chissà a chi somigliava…, voleva sempre scoprire il perché delle
cose e passava le sue giornate sperimentando ed analizzando: strana
ragazza!
In quel sereno paese l’unico problema era la sorellastra del re, Disgrazia,
che a volte costringeva tutti i componenti della famiglia reale a giochi di
pura fortuna, nei quali solo lei era imbattibile… il più delle volte perché
barava: infatti era anche una strega molto potente.
Un giorno Disgrazia convinse Cubico III a giocare a dadi: riuscì a vincerlo
e: -Veloce!! Senza pensare!! Dimmi che cosa pensi sia inutile nel tuo
reame!! Veloce!! Senza pensare!! -
Preso alla sprovvista, Veloce!! Senza pensare!!, Cubico III rispose: -Il
colore.
Allora Disgrazia fece un terribile maleficio: tutti i sudditi di Arcobalandia
iniziarono a fumare accanitamente, sigaretta dopo sigaretta, sigaro dopo
sigaro, pipa dopo pipa…
Radiosa e Ricerca cominciarono a disperarsi: sapevano che tempi
durissimi si stavano preparando per il loro felice reame. Ed infatti ben
presto…
il cielo si oscurò e il sole smise di brillare.
sulla terra tutto perse colore diventando così grigio, opaco, piatto e
triste…
l’aria diventò pesante, grigia, piena di fumo…
i bambini cominciarono a tossire forte, forte, giorno e notte, ormai senza
respiro…
le foglie caddero dagli alberi. Perché l’aria e la luce non le nutrivano
più…
prima i bambini e gli anziani, poi i giovani e gli adulti persero l’appetito
davanti a cibi senza colore e profumo…
le farfalle ormai tutte grigie, non si riconoscevano più tra di loro e quindi
non trovavano più un compagno o una compagna…
con i polmoni pieni di fumo, i bambini non riuscivano più a correre,
perché mancava loro il fiato…
gli uccelli non cantavano più, con la gola infiammata…

I NOSTRI FINALI














IL "VERO" FINALE 

Avviliti, ormai dimagriti per l’inappetenza data dal cibo insipido,
intossicati e senza fiato per il fumo, vestiti di abiti ingrigiti e tristi, gli
abitanti di Arcobalandia si rivolsero a re Cubico e alla Regina Radiosa.
Afflitti, i sovrani non sapevano come risolvere il problema.
In tutto il paese l’unica ad avere ancora un filo di speranza era Ricerca:
un po’ chiusa nel suo laboratorio, un po’ in giro per il reame, la
principessina continuava ad osservare, analizzare, studiare, ragionare…
cercando una soluzione, finché Ricerca chiese che tutti i sudditi si
radunassero ai piedi del castello ed iniziò ad interpellare la potente Strega,
sua zia Disgrazia.
-Tu hai chiesto a mio padre quale fosse l’elemento più inutile del reame.
Alla sua risposta il colore, hai oscurato il cielo ed il sole, ma hai sbagliato,
perché in realtà i colori non sono spariti: sono solo nascosti dal fumo!
Livida di rabbia Disgrazia fu costretta a soffiare via tutto il fumo
dal cielo e dal sole
dalla terra
dai fiori e dalle api
dall’aria
dai polmoni dei bambini
dagli alberi e dalle foglie
dai cibi
dalle farfalle
dai giochi dei bambini
dagli uccelli.
Sconfitta dalla saggezza di Ricerca, Disgrazia decise di annullare il
terribile sortilegio per cui tutti i sudditi dimenticarono le sigarette, sigari,
pipa e il fumo sparì per sempre da Arcobalandia, per la felicità di tutti i
sudditi di Cubico III, che tornò alle sue forme geometriche. Di Radiosa, che
riprese a dipingere, scolpire, suonare e comporre poesie e di Ricerca che,
rassicurata da questo brillante successo, aveva dimostrato ai genitori che
anche i suoi studi potevano essere utili al regno”.


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